L'universo della didattica digitale, della formazione digitale è in piena espansione con una forte attenzione all'educazione che avviene nell'arco di tutta la vita, quindi fondamentalmente su quella formazione che attiene certamente alle prime fasi dei percorsi di studio, ma che poi continua per consentire un upgrade continuo delle competenze, delle capacità e delle conoscenze in generale anche nell'arco della vita. Ma è importante capire il quadro di questo ecosistema, un ecosistema che fondamentalmente ha avuto un primo valore fondamentale, quello di far superare quello che era il marchio negativo della didattica digitale, per consentirne un utilizzo sempre più esteso. I MOOC sono stati l'elemento fondamentale che ha contribuito a cambiare lo storytelling della didattica digitale, questo a partire dall'incursione in questo mercato di grandi player universitari internazionali, a partire dalle università della Ivy League americana. L'apertura delle aule ha contribuito alla rebranding della didattica digitale, e quindi alla riscrittura di tutto lo storytelling che è collegato alla fruizione online dei contenuti, fondamentalmente perché le grandi Università hanno aperto le loro aule e quindi consentito l'accesso ai loro contenuti e alla grande qualità dei docenti e dell'esperienza didattica che viene messa a disposizione all'interno degli Atenei più importanti del mondo, non solo di base del patrimonio culturale in generale, che queste Università offrono al loro pubblico, quelle che sono le materie e quindi le competenze specifiche che all'interno di queste materie si costruiscono, che sono determinati dalla caratterizzazione dei grandi Atenei. Il primo esempio è sicuramente quello dell'MIT che, fondamentalmente ha iniziato questo percorso, già all'inizio degli anni 2000 con l'MIT OpenCourseWare. Il primo progetto di digitalizzazione, di messa a disposizione della didattica digitale in forma aperta da parte di un grande Ateneo, con una focalizzazione sui settori disciplinari di maggiore caratterizzazione, quindi quelli legati alla Data Science e all'Intelligenza Artificiale. L'elemento della apertura, come si vede dallo stesso acronimo MOOC, quindi Massive Open Online Courses, si affianca all'altro elemento caratterizzante dell'acronimo, che è la parola Courses. Vale a dire che l'altro elemento che ha determinato il successo di questa formula è stato quello di mantenere l'integrità del corso disciplinare, mantenendo il formato dell'intero corso, che consente allo studente di avere consapevolezza della progressione all'interno di esso; sapere in ogni momento dove si trova e, volendo, ripercorrere eventualmente i contenuti precedenti. Ma chiaramente resta centrale anche la sottodistinzione della tradizionale strutturazione del corso in aula, che vede la frammentazione in lezioni e in unità didattiche, ma tutto aperto al grande pubblico e con un elemento, parlando di smart working e in generale di nuovo mondo, fondamentale, quello della calendarizzazione. Una calendarizzazione che nella fase iniziale dell'evoluzione dei MOOC era fondamentalmente rigida, così come è rigida la strutturazione del calendario in un'aula universitaria, ma che poi ha teso sempre di più alla personalizzazione, consentendo quindi un utilizzo sì flessibile, ma, allo stesso tempo, organizzato, del proprio lavoro e quindi in questo caso, anche del proprio studio. La presenza delle Grandi Università e il formato estremamente flessibile spiegano il successo straordinario dei MOOC. Nel giro di cinque, sei anni siamo arrivati ad oltre 120-130.000.000, e in realtà, i dati post-Covid parlano probabilmente di 150.000.000 di learner da tutto il mondo sulle grandi piattaforme globali e questo senza mettere nel conto la Cina, perché dobbiamo essere consapevoli che questa partita si gioca anche nella parte del mondo con la quale abbiamo, inevitabilmente per problemi linguistici, minore consapevolezza, e sarà interessante andare a vedere se la partita della formazione globale continuerà a essere egemonizzata dai grandi Atenei e dai grandi, diciamo così, centri culturali occidentali, o se dovremo sempre più, come i dati sembrano dimostrare, fare i conti con la concorrenza asiatica, anche perché, come vedremo fra poco, Internet sta diventando inevitabilmente, clamorosamente, un fenomeno sempre più asiatico per presenza, per lingue e probabilmente presto anche per contenuti, ovviamente tutto questo senza per il momento incidere su quelli che sono i contenuti di maggior successo, le materie che tirano e qui Valentina ci farà vedere rapidamente, appunto che in realtà, quali sono le materie che tirano di più? Molto rapidamente, sono due i grandi settori, quello del business e quello della tecnologia - non a caso si ricollega perfettamente con quella che è l'evoluzione geografica del fenomeno, in primis la Cina, ma si pensi anche all'esplosione recente del fenomeno invece indiano - che hanno consentito un'espansione numerica enorme, in coerenza con quello che era lo sviluppo a partire dall'inizio dell'origine dei MOOC in generale. Questa grande percentuale vede quasi il 50% dei corsi orientarsi alle materie scientifiche, con delle caratterizzazioni sulle materie di maggiore interesse nell'ultimo periodo, dalla Data Science all'Intelligenza Artificiale. I grandissimi corsi, quelli che poi hanno raggiunto i numeri incredibili che vedete, nascono proprio dalle prime esperienze nelle stesse discipline. In particolar modo il fenomeno MOOC lo vediamo iniziare nel 2011 con due corsi, uno di introduzione al Machine Learning e un altro invece sull'Intelligenza Artificiale tenuti tra parentesi da due personaggi, Thrun e Ng, che andarono poi a fondare le due più grandi piattaforme MOOC, Udacity e Coursera. Bene, questi corsi, non solo sono cresciuti molto nel tempo, ma in particolare uno, quello di introduzione al Machine Learning è passato in pochissimo dai 100.000 iscritti ai 160.000. I due corsi, quindi, nell'arco di pochi mesi hanno raggiunto questi numeri, che per l'epoca erano assolutamentre stratosferici, fino ad arrivare oggi ai 3.000.000 di utenti. E questo processo, ed è importante sottolinearlo come ultimo elemento di dettaglio sulla dimensione disciplinare, ha iniziato a estendersi anche ad altre aree di interesse. E sicuramente un caso particolarmente attuale in questo periodo è quello del corso Learning How to Learn. Vale a dire tutto il settore proprio della didattica digitale, in questo caso ancora più collegato alla dimensione dello smart working, perché si tratta di un corso che insegna ad imparare e, quindi, molto orientato a creare il nuovo utente della Rete, proprio nel settore del lavoro e dell'educazione. Bene, questo corso nell'arco di un paio d'anni ha raggiunto oltre i 2.000.000 di iscritti ed era assolutamente inatteso rispetto a quelli che erano, appunto, i settori in espansione. Non solo quindi c'è questa evoluzione con una coerenza di contenuti, pur con un'importante diversificazione che si sta venendo a creare a livello disciplinare, ma la crescita avviene anche a livello di formati. Sì, formati, però io volevo prima richiamare l'attenzione su questo aspetto che ha sottolineato prima Valentina, perché si parte dalle hard sciences, si parte evidentemente dalle materie di punta, ma abbiamo visto anche l'economia è molto importante e quindi troveremo sempre più corsi e, come vedremo fra un attimo, pacchetti formativi che si occupano del settore aziendale e del settore economico in senso lato, ma questa partita dell'imparare a imparare, questo è un corso chiave secondo me, non solo per i 2-3 milioni di iscritti che ha raggiunto nel giro di pochissimo tempo, ma perché è quello che stiamo facendo insieme. Noi in realtà stiamo cercando di imparare a imparare grazie agli strumenti che ci vengono offerti dalla digitalizzazione di qualità. Non è più un processo d'apprendimento che si chiude nella formazione pre-universitaria o universitaria, è un processo che, lo sappiamo e lo capiremo sempre meglio insieme, riguarda tutto il nostro vissuto lavorativo, e quindi imparare ad imparare, Learn, Unlearn e Relearn, questa diventa veramente una chiave importantissima per rendere la nostra esperienza lavorativa molto più ricca e in questa chiave, quello che Valentina diceva un attimo fa, è il passaggio dai singoli corsi ai pacchetti formativi, è chiaro che con un corso si comincia ad approfondire una materia, ma un pacchetto, una Specialization, il termine che userà Coursera o per esempio Professional Package, come dirà edX, l'altra grande piattaforma di Harvard ed MIT, noi acquisiamo un livello di specializzazione verticale su una certa disciplina che ci può aiutare a capire e a fare meglio, perché i MOOC hanno aperto una strada, una prateria, un nuovo orizzonte, e come lo svilupperemo dipende molto da noi; dipende molto dalla capacità di fare tesoro del Know-how delle grandi Università e applicarla al mondo in trasformazione del lavoro, in fondo si dice sempre che le università sono un po' chiuse in una torre d'avorio e che alla fine la formazione che fanno non dialoga abbastanza con il mondo del lavoro. Bene, l'esperienza dei MOOC e il nuovo contesto dello smart working e la sinergia fra smart working e smart education, ci consentono proprio di buttare il cuore, e soprattutto la mente oltre questo ostacolo